Tuesday, August 28, 2007

L'inizio

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2005

LA NOZIONE Di MOLTEPLICITÀ OPPOSTA A QUELLA D'INFINITO

.Unicità e durata: aura partecipativa. sindrome di Cinderella.

.Convivialità: doppio significato dell'ospite.

.Labilità e ripetitività: ho pensato alla riproduzione come riciclo e non come moltiplicazione per un consumo di massa. La riproposizione di una stessa situazione in un altro tempo distanziato sufficientemente dal primo (ossia non una struttura loop) ed intervallato da altre situazioni differenti, ritengo permetta al pensiero di pesarsi in modo eguale sia sull'opera d'arte che sulla persona.
una spazializzazione temporale.


.J.Beuys diceva "Io posso portare solo la mia esperienza e niente più." Questo è ancora terribilmente valido ma quello che vorrei mettere in critica è la figura carismatica impersonata da J.B. . Un definirsi artista che vada oltre la semplice figura professionale e che prevarichi, caricandosi in senso aurale, l'altro che si trova oscurato nell'ombra proiettata dalla figura del primo.
Nella domanda che feci in classe chiedendo un confronto H.Szeemann e McShine ho cercato di chiarire il mio approccio artistico alla curatela della cava. Infatti mi sono trovato in difficoltà pensando alla posizione iniziale che dovevo assumere ed al ruolo che assumerò nel corso dello svolgersi dell'evento. Non voglio risultare l'autore di una grande opera dal nome 'EXcava'. Vorrei solo che trasparisse nella complessità dell'evento il mio lavoro in tutte le sue fasi.
Alla pari delle altre opere che verranno presentate, dovrà vivere e parlare il proprio linguaggio. Creare un valore di senso e non d'immagine.


.Mi sono spesso chiesto come definire ciò che intendo con "partecipazione dello spettatore" e perché sia così presente nel mio pensiero quest'idea di distanza tra l'opera e la persona.
Mi sono chiesto se fosse una questione di linguaggio artistico o un'impreparazione cronica dello spettatore; un divieto di accesso all'opera imposto dal pensiero dell'artista chiuso in un soliloquio agorafobico oppure un'assuefazione del pubblico all'utilizzo di interfacce "user friendly" dove non si chiede uno sforzo costruttivo di pensiero, ma è sufficiente il completamento di schemi canonici.
Se da un lato la prima situazione ha portato nel tempo la persona ad aver paura di capire un linguaggio avvicinatosi all'astrazione concettuale troppo lontana da quello comune, dall'altra parte la velocità imposta dal dictact modernista ha celato il fatto che esiste comunque nel reale una varietà d'approcci.
(Non solo non sappiamo più chi siamo ma non abbiamo neanche più il tempo di pensarci.)

In questo ho trovato la potenza della Globalizzazione della comunicazione di massa e delle nuove tecnologie: essa ha rivelato quel punto in comune applicabile in qualsiasi regione del mondo contemporaneamente. Ma qui risiede anche il suo punto di debolezza. Il non aver considerato che sia sufficiente che il fruitore assuma un differente punto di vista, a quello che essa propone, che il contenuto cambi, si modifichi e perda quell'autenticità omologata che ne definisce la proprietà.
Questo invece è ciò che penso debba considerare un'arte che tenti di mettere in crisi un'idea di autonomia assoluta.

perché non puoi rivelare quello che facilmente si definisce il 'significato implicito', l'indicibile dell'opera?

non è il principio religioso del significato nascosto ma ci si ferma o ci si disorienta nella descrizione per non rendere sterile l'esteriorità nella semplice espressione.
non è sufficiente descrivere un opera per nessi logici poiché essa possiede un linguaggio differente e comunica innestando pensiero e percezione coniugandoli in un atto unico.
dove cultura, sensi e gesto sono dipendenti da luogo tempo e persona.

Ecco cosa significa che aver capito profondamente un'opera ne rende difficile la descrizione dialettica.

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Non portando l'individuo a sperimentare regole e modelli, ma considerandolo nella ri-proposizione di una situazione definita ma temporanea.


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A me sembra che il design sia nato come prodotto dell'industria culturale dove si è cercato di assegnare un valore sociale ad un prodotto commerciale

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il design è la massima accumulazione dello spettacolo.

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Quello che considero un'opera d'arte, non posso parlarne in modo esatto ma in molteplici modi imperfetti.

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si può fare tutto, dal pensiero all'oggetto, dall'intimo al pubblico, probabilmente ora è di decidere come.

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Come si fa, una volta constatato che l'identità fugge e muta con lo scorrere del presente, ad ancorarsi a una linea di pensiero univoca e ben riconoscibile?
io valuto una problematica per volta, separando il giudizio dal nesso causale di una logica esatta, forando lo strato delle chiare evidenze e de-strutturando la prassi portante.
L'opera è potenzialmente efficace non l'uomo. Ma non v'è uomo che non sia nell'istante opera.

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L'ubiquità della rete non è la presenza del sé in luoghi differenti ma l'illusione che dà uno stato d'essere riconducibile ad un punto.

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a volte il tempo è troppo veloce per considerare tutto questo reale.

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Un'accettazione della caducità del corpo, attraverso il non attaccamento all'immagine. La ripetizione fugace, rende effimera l'immagine fino ad eliminarne nell'osservatore il ricordo preciso e ben delineato, ma creando in lui l'idea d'immagine anzi della sostanza che produce quell'immagine.
Ben lungi dall'essere una trascendentalizzazione dell'esperienza, la sicurezza che si trova nel distacco dalla proprietà e dalla naturale presa di coscienza della non eternità dell'essere si trasforma in una tranquillità del sé
Nella mutazione, data da sequenze di evoluzioni e involuzioni, è l'arte, la vita.

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Non c'è alcuna intenzione, volontà ne tanto meno necessità di cui abbiamo parlato di essere parte di qualcosa se non di se stessi. E di questo devo tenerne conto se non voglio essere utopico. Anche le persone a me care e che più mi sembrano possibilmente sensibili se toccate nell'intimo si ritraggono, si difendono come ad un'offesa. Probabilmente il mio atteggiamento che penso sia volto al coinvolgimento risulta nel celato un'invasione della volontà altrui. O la volontà altrui non chiede altro che essere soddisfatta nell'aspettativa di servilità.

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La divisione digitale, generata dall'impossibilità d'accesso alla tecnologia, ha creato un nuovo tipo d'analfabetismo ed ha acuito la disparità tra comunità ricche e comunità povere. Ma può essere pensata per raggiungere quello scambio di conoscenza senza restrizioni di proprietà che molto si avvicina al puro intento empatico della creazione culturale.

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che succederebbe se invertissi il campo immaginativo? l'atto estetico, passionale nel privato, intimo segreto. Solo tra chi appartiene ad una determinata comunità. l'atto pratico-etico esteriore e strutturale, espresso, reso pubblico e pubblicizzato.

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06.2007

ho conosciuto Fernanda Gomes.
anche se constato quotidianamente la mia ignoranza, mi capita come oggi di avere conferme che le immagini e le figure che popolano il mio pensiero, appartengono ad una rete più ampia, ad un contesto di persone e pensieri più diffuso. questo mi da l'energia necessaria ad ammettere il mio non sapere e sorpassarlo passo passo.

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2.07.07

una pratica radicale:
1. le mie idee devono essere accessibili a chiunque
2. deve portare l'immaginazione come strumento critico
3. non deve essere ideologica
4. deve costantemente mettere in questione la categoria "arte" (cosa arte significa, il concetto di ) e la sua funzione.

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Qualcosa viene evidenziato circoscritto e chiamato arte. una eccezione lussuriosa.
Perché per una volta non trasformiamo l'arte in qualcosa di comunemente necessario.

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3.07.07

terrorizzato: ritrovo a volte come oggi testi che ho dimenticato di aver scritto. probabilmente perché mi sembrano pescati in un profondo tale che sembrano non appartenere all'idea cosciente di me.
 
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